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Storia Isola d'Elba

Storia Isola d'Elba

"DALLA PREISTORIA AL PERIODO ETRUSCO"
I ritrovamenti archeologici testimoniano della presenza umana nelle isole dell'Arcipelago in epoca preistorica, e ad eccezione del Giglio e di Giannutri colonizzate soltanto 7000 anni or sono, già 50.000 anni fa un uomo della razza di Neanderthal detto "musteriano" abitava queste terre.

Dal periodo romano alle signorie Dal 1500 al periodo napoleonico I nostri giorni e la nascita delle colonie penali.
I reperti rinvenuti all'Elba, a Capraia, alla Gorgona, a Pianosa e Montecristo narrano che gli antichi abitanti di queste terre non conoscevano la navigazione, notizia sconcertante, ma facilmente comprensibile se consideriamo il fatto che in epoca preneolitica ancora non si poteva parlare di isole: Elba, Capraia, Gorgona, Montecristo e Pianosa erano infatti unite a formare una penisola allungata che si frantumò in epoca neolitica per dare origine all'attuale conformazione dell'Arcipelago. Circa duemila anni prima della nascita di Cristo approdarono nelle isole toscane i "rinaldoniani".
I quali erano navigatori e guerrieri provenienti dalla zona di Bolsena: conoscitori della metallurgia, invasero l'Arcipelago alla ricerca di miniere di rame, ed ancora oggi nella caverna di San Giuseppe presso Rio Marina, all'Elba, si possono vedere i luoghi usati per la sepoltura e circa 50 scheletri in buono stato di conservazione, mentre Pianosa conserva alcuni pozzi artificiali costruiti dai rinaldoniani.
Nel periodo che precede l'ascesa della civiltà etrusca, probabilmente l'Arcipelago fu frequentato sporadicamente dai liguri e da altre popolazioni subappenniniche, ma è proprio l'arrivo dei Tirreni a trascinare le isole nel turbinio della storia e dell'avvicendamento delle civiltà. Artisti raffinati, conoscitori dell'astronomia e dell'idraulica, fondatori di città superbe e grandiose, abituati al lusso delle ville, ideatori di un sistema di scrittura e di segni matematici, gli Etruschi giunsero in Toscana attorno all'VIII secolo A.C. e qui estesero l'influenza della loro cultura e civiltà inglobando le popolazioni che già vi risiedevano senza ricorrere all'uso della violenza e della guerra.
In questo periodo prende avvio lo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie dell'Elba e del Giglio che fornivano il ferro necessario per la realizzazione dei preziosi manufatti etruschi.
Ma nel corso dei secoli l'estrazione dei minerali dal sottosuolo delle isole maggiori dell'Arcipelago Toscano servì scopi di più ampia portata rispetto alla semplice realizzazione di preziosi ornamenti, il consolidamento economico e l'espansione politica.
Poichè i Greci speronavano e saccheggiavano le navi etrusche cariche di metalli preziosi, si optò per il trasporto via terra, attraverso il Lazio e la Campania. É la nascita dell'ormai celeberrima "via del ferro" che da Populonia garantiva l'arrivo del ferro nel Vicino Oriente in meno di un mese favorendo anche, lungo il suo percorso, la diffusione della cultura e civiltà dei Tirreni.
Dopo la pesante sconfitta patita dai Greci per mano degli Etruschi alleati con Cartagine, la via del ferro si allungò ulteriormente grazie all'acquisto della Corsica, portando i minerali toscani fin nei paesi dell'estremo nord europeo.
"DAL PERIODO ROMANO ALLE SIGNORIE"
Nel III secolo avanti Cristo l'astro etrusco era già stato offuscato dalla nascente potenza di Roma e degli strenui tentativi di difesa messi in atto dai Tirreni rimane testimonianza nei resti delle fortezze militari, rinvenuti qua e là in tutto l'Arcipelago.
Nel 67 A.C. una legge romana intenta a stroncare le scorribande dei pirati nel Mediterraneo, determinò uno sfruttamento incredibilmente intenso delle miniere dell'isola d'Elba, il cui ferro serviva ad armare le navi che fronteggiavano i predoni.
Intanto dalle cave di granito dell'isola di Montecristo si ricavava la pietra verde che ornava le ville dei patrizi sul continente.
Con la fine della pirateria terminò anche lo sfruttamento delle miniere e lungo le coste delle isole toscane nacquero fiorenti porti commerciali: si esportavano vini, pesce essiccato, pietre preziose e prodotti agricoli. Cominciarono a spuntare anche le lussuose ville dei signori romani, alcuni giunti qui per scelta deliberata, in altri casi confinati in mezzo al mare per volontà degli imperatori che volevano liberarsi da chi procurava troppe 'grane'.
É il caso di Agrippa Postumo, relegato a Pianosa dall'imperatore Augusto suo zio perchè reo di odiare il casato regnante. Il Giglio e Giannutri divennero di proprietà dei discendenti del folle imperatore Nerone, ma anche Capraia, Gorgona e l'Elba recano i segni delle splendide dimore di proprietà dei patrizi romani. Quando a Roma imperversavano le orribili persecuzioni a danno dei primi cristiani molti di essi furono relegati nelle isole dell'Arcipelago: le vittime della deportazione imperiale costruirono catacombe e eremi per la vita monastica che proprio dalle isole toscane cominciò a diffondersi in Europa.

I monaci di Capraia per appagare la loro sete di vita spirituale costruirono a Piano un piccolo convento e la chiesa di Santo Stefano Protomartire, ai quali fecero seguito quelli di Montecristo e della Gorgona.
Nel 500 Papa Gregorio Magno sfruttò la Gorgona come luogo di confino e penitenza per i monaci un po' troppo irrequieti ed attratti da piaceri non proprio spirituali.
A Montecristo il Monastero di San Mamiliano rimase centro attivo della vita monacale almeno fino al 1500 quando venne saccheggiato dal corsaro Dragut che si impossessò del favoloso tesoro la cui esistenza ha acceso la fantasia dello scrittore Alexandre Dumas, che ha sceneggiato l'avventurosa ricerca del favoloso forziere nel celeberrimo romanzo "Il conte di Montecristo". Dopo un lungo periodo di declino, coinciso con le incursioni dei barbari in tutta la penisola, l'Arcipelago ricomincia a fiorire quando, attorno al X secolo, ne diventa proprietaria la Repubblica marinara di Pisa determinata a far funzionare le miniere a pieni regimi.
Si apre dunque un periodo di grande prosperità economica determinato per Elba e Giglio dalla ripresa dell'attività metallurgica e per le isole minori dal fatto di trovarsi lungo le principali rotte commerciali.
Ma la pace durò poco, si trasformò in un turbinio di battaglie e di violenza quando anche Genova cominciò la sua ascesa entrando immediatamente in conflitto con Pisa per la supremazia sul Mediterraneo.
La battaglia conclusiva vide una disfatta totale dei pisani alla Meloria nel 1284 e per gli isolani, rimasti fedeli fino alla fine ai loro signori e padroni, si aprì una nuova fase di declino che fra il XIV e il XV secolo sfiorò anche la carestia, conducendo allo spopolamento pressochè totale delle isole.
L'Arcipelago fu poi di proprietà di svariati casati e signorie che di tanto in tanto decidevano di venderlo al migliore offerente fin quando, nel 1500, una nuova ondata di sangue bagnò le coste delle isole toscane, che per la loro posizione strategica si trovavano sempre al centro dei disegni politici dei grandi sovrani europei.
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